domenica 19 febbraio 2012

CRISI DI STUDIO: SMETTI DI SUBIRLA

Io ci sono passata e, forse, anche tu, che sei qui a leggere questo articolo, hai avuto o stai vivendo un momento di crisi per lo studio.

Non te ne frega nulla dei risultati, non te ne frega nulla di studiare: non ne puoi più. Stanco. Demotivato. Qualcuno va avanti per avere "il pezzo di carta", altri invece smettono senza nemmeno arrivare al traguardo.


Le cause possono essere le più varie, dalla rabbia verso docenti-robot (per capirci, quelli che se non rispondi alla prima domanda ti rimandano alla sessione d'esami successiva) all'insoddisfazione per i risultati ottenuti, dalla voglia di mettere via i libri e lanciarsi finalmente nel mondo del lavoro al bisogno di concretizzare le conoscenze acquisite negli anni.

Sinceramente, non credo sia utile focalizzarsi sul COSA ti abbia portato a vivere questo momento di crisi; nella maggior parte dei casi comunque tu sai bene perché ti ritrovi qui e il problema è che non sai in che direzione andare.

Guarda cos'ha da dire un coach professionista a proposito della crisi...



Abbiamo avuto degli spunti molto interessanti e come possiamo metterli in pratica ora?

Serve un ingrediente segreto: la MOTIVAZIONE.

No, non quella motivazione all'americana un po' pacchiana a cui ci hanno abituato i film e i libri di auto aiuto.

Con questa parola intendo proprio la MOTIV-AZIONE, ovvero il motivo (o motore) dell'azione, il tuo PERCHE'.

Ti sto parlando di un ingrediente che davvero ti permette di fare tutto (ti riporto casi "estremi" come quello di Simona Atzori, la donna nata senza gambe che balla da quando ha sei anni o Nick Vujicick, nato privo di arti e, guarda un po', diventato un famosissimo speaker motivazionale).

Troppo spesso guardiamo a queste figure con distacco e ammirazione e non ci permettiamo di vedere cosa abbiamo naturalmente in comune con loro. Tutti, infatti, siamo mossi da questo meccanismo che non è altro che la spinta a muoverci in una certa direzione.

Le teorie psicologiche che hanno studiato questo argomento sono molte e qui ti riporto, per la sua completezza, quella di A. Maslow, psicologo statunitense che intorno alla metà del '900 sviluppò il concetto di gerarchia, o piramide, dei bisogni umani.

Come ci sono le motivazioni biologiche, ossia quelle che ci portano a rispondere a bisogni fisiologici come mangiare, dormire, cercare un riparo e così via, ci sono motivazioni che, una volta risposto a quelle vitali, ci permettono di rispondere a bisogni potremmo chiamare "superiori", come quelli di sentirci legati a qualcuno/qualcosa, di superare i nostri limiti, sentirci stimati e riconosciuti, di realizzarci e, quindi, di crescere.


L'uomo si muove sempre verso qualcosa.

Quindi, secondo te, cosa succede quando non c'è nessuna spinta, nessuno stimolo a muovere all'azione? Ci paralizziamo.

E' come se, tutto d'un tratto, ci trovassimo a percorrere una strada senza più ricordare qual'era la destinazione che ci eravamo prefissati.

Immagino che mi starai chiedendo cosa puoi fare ora per "ritrovare" la motivazione perduta, giusto? ;)


Spesso siamo talmente impegnati a correre verso i nostri obiettivi, da dimenticarci perché stiamo correndo.

Il modo migliore per lavorare sul proprio scopo e motivarti quotidianamente è rispondere ogni giorni a queste domande, assicurandoti di dare sempre risposte concrete e stimolanti:

  • Come migliorerà la mia vita grazie a questo risultato (in questo caso la laurea)?
  • Come mi sentirò dopo aver raggiunto questo risultato?
  • Quali nuove possibilità avrò grazie a questo risultato?
  • Di quali problemi mi libererò?

Spesso un esercizio del genere viene sottovalutato, ma la nostra mente ha bisogno di semplicità, concretezza, continuità e precisione: questi sono gli ingredienti di una direzione efficace.


Se hai un PERCHE' abbastanza forte, il COME non è più un problema

Ora hai uno strumento in più e non hai più scuse per rimanere lì dove sei.
Vuoi davvero cambiare la tua situazione?
AGISCI.
ORA.
Non aspettare che sia il tempo a cambiare la tua vita o a costringerti a farlo.
Decidi adesso che cosa ha davvero più significato per te.

1 commento:

  1. "Il pensare di fare lavoro sull'autostima quando tutto va male significa mentire a se stessi" "Nella vita o si vince o si impara" "Ogni momento nero come opportunità per trovare la tua forza e fare la differenza nella tua vita".

    Lualdi non finisce mai di stupirmi!

    Quanto all'articolo, temo sia difficile lavorare sulla motivazione proiettandosi mentalmente un futuro migliore quale diretta conseguenza del raggiungimento di un dato obiettivo che non sembriamo più in grado di desiderare.

    Il più delle volte (parlo per ESPERIENZA DIRETTA, non per una qualche specifica competenza in materia) la crisi è proprio dovuta all'assenza di risultati tangibili nel presente e sono principalmente questi che chiediamo nel presente di raggiungere. Non importa in che rapporto si collocano rispetto all'obiettivo finale, poiché in ogni caso nella nostra mente li riteniamo strumentali al raggiungimento del medesimo, in via diretta o indiretta.

    Una delle possibili alternative che ho cercato di applicare nella mia esperienza personale, anche dietro suggerimento di Italo Pentimalli, è di far riemergere tutto lo spirito creativo di cui disponiamo (e che spesso nascondiamo, se non addirittura soffochiamo per far fronte ai vari impegni), esternandolo senza alcun freno nelle principali aree di interesse. Già questo ci metterà di buon umore, ci darà vitalità, farà riemergere in noi una certa fame di sapere e conoscere le cose. In proposito, Italo dice che bisogna sempre distinguere il "comportamento" (che può aver prodotto risultati negativi) dal "potenziale" (che, a prescindere dai risultati, è insito in noi e dello stesso dobbiamo fare affidamento, soprattutto nei momenti più critici), ricordandoci che "non siamo i nostri comportamenti, ma il nostro potenziale".

    Quando poi riterremo opportuno riprendere i libri in mano, potrebbe aiutare un accostamento un po' critico verso la materia oggetto di studio, provando a leggere un capitolo diverso da quello che ci eravamo 'imposti' di fare. Può aiutare molto anche un tentantivo di rendere la materia un po' meno teorica, e un po' più pratica, vivendola in modo più pratico. Ad esempio, se studio diritto privato, in particolare la parte relativa ai contratti posso lavorare con la fantasia immaginandomi un accordo tra due persone d'affari con tutta una serie di clausole che possono dar luogo a problematiche di cui il diritto si occupa; oppure potrei procurarmi un contratto vero o un fac simile, leggerne il contenuto e capire in che modo le regole del diritto si applicano al caso concreto. Oddio quanto ho scritto, meglio se mi fermo. :)

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